L’itinerario inizia nel cuore della Città storica, noto, negli antichi documenti, come Isola di S. Giovanni, il quartiere più antico dell’abitato medioevale. Centro della vita del paese era la Piazza del Comune (oggi Piazza S. Giovanni), denominata variamente nei documenti come Piazza del Mercato o delle Erbe. Nel medioevo, e sino al XVIII secolo, la Piazza del Comune era totalmente circondata da case porticate, come si deduce dall’incisione del “Theatrum Sabaudiae...” (fine XVII secolo) e dal riaffiorare, sotto le murature intonacate, d’alcune arcate.
La parrocchiale gotica dei SS. Remigio e Giovanni Battista non era visibile dalla piazza. Essa si affacciava sull’attuale Via Savoia e al fianco sinistro era addossato un quartiere composto di case porticate, alcune delle quali erano di proprietà dei conti Mola di Beinasco, mentre altre appartenevano ai frati Agostiniani di Carignano e alle Confraternite. Queste abitazioni furono abbattute per far posto, a metà del XVIII secolo, alla fabbrica del duomo progettato da Benedetto Alfieri.
Si sono conservate alcune case antiche. All'angolo con Via Vittorio Veneto, si eleva il cosiddetto Palazzo “Depinto”, su cui è ancora ravvisabile un lacerto d’affresco monocromo raffigurante la Giustizia. Tradizionalmente indicato come sede del Senato sabaudo a metà del XVI secolo, esso ha subito molte alterazioni nel corso degli anni, con l’apertura di finestre sopra le decorazioni, che sono assai malridotte a causa dell’umidità e dell’incuria.
Sulla Piazza si affaccia anche l’antico Palazzo della Comunità, sede sino al 1969 del Consiglio Comunale. L’edificio attuale – che conserva ampi portici - è il risultato finale degli interventi settecenteschi – operati su una serie d’edifici medioevali - progettati dall'architetto Baroni di Tavigliano detto l'Alliaudo, allievo di Juvarra. All’interno, oltre ad uno scalone a forbice di matrice juvarriana, si conserva il bel Salone d’Onore, decorato nel 1770 con i pregevoli stucchi del luganese Papa, su disegni dell’architetto Luigi Barberis, succeduto a Benedetto Alfieri nella direzione dei lavori del Duomo.
Nel 1474, nella Piazza, forse dal Palazzo Civico, furono letti al pubblico gli Statuti, scritti a mano in un latino inframmezzato da termini popolari. Gli Statuti aggiornarono quelli già concessi nel 1310 da Filippo da Acaja. I nuovi furono concessi dalla duchessa Violante, sorella del re di Francia e tutrice di Filiberto di Savoia. La lettura pubblica avvenne sulle Piazza delle Erbe il 29 e 30 agosto 1474, alla presenza del castellano Pauleto dei Vagnoni, dei consindaci Michele Cozoli e Filippo Basochi, dei consiglieri e del popolo chiamato dal trombettiere Antonio da Vercellina. Scopo degli Statuti era di disciplinare la vita della comunità carignanese, in tutti gli aspetti pratici. Ad esempio furono dettate norme contro la sofisticazione dlle carni da parte dei macellai; regole sulle costruzioni, che dovevano essere coperte di coppi e non più di paglia, e sulle rittane; norme per dirimere le frequenti liti tra cittadini; norme per la costruzione e la tenuta delle rittane.
Di fronte all’ex Palazzo Comunale, sorge uno dei maggiori capolavori del Barocco, il Duomo, dedicato ai SS. Giovanni Battista e Remigio. La chiesa parrocchiale fu eretta su progetto di Benedetto Alfieri, Primo Architetto del Re, il quale realizzò una chiesa dalla pianta singolare: un cerchio tagliato a metà, la cui ampia fronte, concava, dilata il ristretto spazio della piazza su cui si affaccia. La costruzione iniziò nel 1757 e si concluse, nelle parti murarie, nel 1764. All’interno dell’unica, spettacolare navata, sono conservate numerose opere d’arte. Tra una cappella e l’altra, si aprono delle nicchie, al cui interno furono poste quattro grandi statue in stucco, che raffigurano i Dottori della Chiesa: esse sono opera del luganese Bollina, scultore del principe di Carignano; dietro l’alzata dell’altare maggiore, realizzato in marmi preziosi donati dal re Carlo Emanuele III di Savoia, vi è un grande altorilievo in terracotta, opera dello scultore Giovanni Battista Bernero. L’interno del Duomo fu affrescato dai pittori Emanuele Appendini (1879) e Paolo Gaidano (1879 - 85). Il campanile fu innalzato solo nel 1932, in stile neobarocco.
Di fianco al Palazzo Depinto, una bella casa, al n. 24 di Via Savoia (un tempo detta ruata del Rivellino), conserva una finestra gotica, ornata da alcune terrecotte che rappresentano delle testine incorniciate in merletti, e stemmi ascrivibili alla famiglia dei Portoneri.
In Via Palazzo Civico, è possibile ammirare un affresco sindonico, ben conservato perché protetto da un balcone dalle intemperie.